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A CHI RIMETTERETE I PECCATI

Spiritualità > Riflessioni sui Vangeli > 2017 Archivio Vangeli

Domenica , 4 Giugno 2017

A CHI RIMETTERETE I PECCATI…

Nel giorno della Pentecoste, la liturgia ci riserva questo brano evangelico che potremmo definire “pasquale”, visto che l’episodio narrato accadde la sera di Pasqua. D’altronde con la solennità della Pentecoste – nel nuovo calendario liturgico seguito al Concilio Vaticano II – si conclude la cinquantina pasquale e dunque riportare questo episodio accaduto la sera della Pasqua vuole essere una specie di “chiusura del cerchio”, unendo come in un solo giorno tutti i cinquanta giorni del Tempo di Pasqua. Il fatto poi che Gesù risorto, proprio nel giorno della sua Risurrezione doni ai suoi Apostoli lo Spirito Santo, sottolinea e mette in risalto come il dono dello Spirito sia appunto un dono pasquale che scaturisce dalla Pasqua del Signore crocifisso e risorto. Ma la cosa che forse più colpisce in questo brano è che Gesù lega il dono dello Spirito Santo - comunicato ai suoi apostoli e, tramite loro, ai loro successori nel sacerdozio – alla remissione dei peccati, cioè al ministero e al Sacramento della Riconciliazione. Dopo aver inviato i suoi apostoli perché proseguano l’opera della Redenzione da Lui attuata – “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” – Gesù insuffla negli Apostoli il suo Santo Spirito perché abbiano la potestà di togliere i peccati in suo nome e al suo posto, “in persona Christi” – come si diceva una volta! – cioè come se fossero Gesù stesso, perché Egli, Gesù, agisce attraverso di essi. L’infelice – almeno in questo caso – nuova traduzione della Bibbia parla di “perdonare” (“A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”) facendo in questo modo apparire la cosa più come un perdono personale che non come un atto ministeriale- sacramentale. La traduzione, posta così, sembra che voglia dire: se voi perdonerete a coloro che vi hanno fatto del male, allora anche Dio perdonerà loro, altrimenti se voi non perdonerete, nemmeno Dio perdonerà a loro. Una simile lettura però stravolge non solo il senso di questa pagina evangelica, ma di tutto l’insegnamento di Gesù sul perdono personale a coloro che ci hanno fatto del male. No, decisamente il tenore di questa affermazione di Gesù è diverso. Il testo latino parla di “remittere” cioè “togliere” e il verbo greco del testo originale “ἀφίημι” dotato di alfa privativo, esprime il senso di “staccare da”, “togliere”, appunto. Gesù non si riferisce dunque al semplice – seppur meritorio e necessario – perdono personale, né tantomeno lega il perdono dato da Dio alle persone al nostro perdono nei loro confronti. Gesù qui ci parla di un Sacramento di capitale importanza per la nostra salvezza e dunque per la vita della nostra anima, e cioè la Confessione Sacramentale. E lega – qui sì – il perdono di Dio verso di noi al ministero sacerdotale, un po’ come se dicesse – parafrasando le parole del Salvatore – “Se andrete a confessarvi dai sacerdoti, Dio, per mezzo loro, vi toglierà i peccati, altrimenti, se non andrete a confessarvi, i vostri peccati rimarranno dove sono, nella vostra anima”. Il messaggio – come si vede – è semplice, e le circonlocuzioni per far dire a queste parole di Gesù altro da quello che vogliono dire, è solo farina del Demonio (“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.” - Mt 5,37). In effetti i nostri peccati – pochi o tanti – pongono una barriera tra noi e lo Spirito Santo, tra noi e l’inabitazione di Dio in noi; privati della presenza divina a causa del male commesso, rimaniamo come dei vasi vuoti, o meglio, dei vasi vuoti di cose buone e pieni di marciume. C’è allora bisogno che venga tolto il marcio che le nostre cattive azioni hanno messo dentro di noi e che il vaso della nostra anima, del nostro essere, venga riempito nuovamente dalla vita divina, dalla Grazia di Dio, cioè dallo Spirito Santo. Gesù – come al solito – è perentorio: o si ricorre alla mediazione sacerdotale e dunque al Sacramento della Confessione, o i nostri peccati restano lì e la nostra separazione da Dio non può venire superata. Il Signore Gesù ci ha donato il suo Spirito perché potessimo trovare la via della salvezza nella remissione dei nostri peccati; non siamo così stolti da non approfittarne!
Padre Stefano

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