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CHI MANGIA DI ME VIVRÀ PER ME

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Domenica , 18 Giugno 2017

CHI MANGIA DI ME, VIVRÀ PER ME…

Verso la fine della celebrazione della Santa Messa, compiamo un gesto, semplice e altamente significativo nello stesso tempo: ci accostiamo all’altare per ricevere la “Comunione” cioè assumiamo quel piccolo pezzo di pane azzimo nel quale – così ci dice la Fede – è presente Gesù stesso, vivo e vero, che si dona a noi e viene in noi… Sarebbe certamente interessante e utile verificare i motivi per cui un cristiano che partecipa alla Messa si accosta alla Comunione; ci sarebbero da verificare i motivi, le reali disposizioni, la consapevolezza di quello che il cristiano in questione sta facendo in quel momento. Ma forse non è il caso di addentrarci in questa indagine; non è certamente questo il luogo, e poi la verifica potrebbe riservarci sconcertanti sorprese, portandoci magari a scoprire che tanti cristiani si accostano alla Comunione Eucaristica per i motivi più disparati fuorché per quelli per i quali realmente dovrebbero compiere quel gesto. Per non parlare poi di tanti cristiani che si accostano al più sublime dei Sacramenti – vi è presente Gesù stesso, vivo! – con l’anima in peccato mortale, e magari fanno questo sollecitati proprio da qualche sprovveduto sacerdote. Sia come sia, nel Vangelo di questa Domenica Gesù – tra le tantissime cose che si possono dire sul “Sacramento dei Sacramenti” – ci da una indicazione importantissima per capire il significato di quel piccolo pezzo di pane consacrato che riceviamo nella Comunione: “Colui che mangia di me, vivrà per me”. In sostanza Gesù ci dice che il ricevere la Comunione significa vivere per Lui, mettersi a sua disposizione perché si serva di noi per estendere ad altre persone la sua salvezza. Allora veniamo a scoprire – leggendo attentamente le parole di Gesù nel Vangelo – che fare la Comunione significa dire a Gesù: “Eccomi qua, Signore, sono a tua disposizione; io vivo per Te perché tu ti serva di me per compiere la tua opera e salvare altre persone, quelle che Tu vorrai, quelle che Tu, nella tua provvidenza, mi farai incontrare”. Essere a disposizione di Gesù perché Lui si serva di noi per continuare la sua opera di salvezza raggiungendo così, tramite la nostra presenza, altre persone, non è compito solo dei sacerdoti o delle persone consacrate particolarmente a Dio nella vita religiosa, ma è impegno e dimensione propria e imprescindibile di ogni cristiano; concepirsi a disposizione di Dio dovrebbe essere una consapevolezza sempre viva nella coscienza del cristiano, che dovrebbe essere perciò sempre pronto ad “entrare in azione” nel momento in cui il Signore Gesù gli pone davanti l’occasione di testimoniare la propria Fede e di annunciare Cristo al prossimo. Ecco, questo è il senso di ciò che facciamo quando andiamo a ricevere la Santa Comunione al termine della Messa: non un gesto propiziatorio, non solo la richiesta di un aiuto per affrontare il cammino della vita, ma la disponibilità rinnovata, data ogni volta a Gesù, perché ci faccia strumenti della sua salvezza. Pensiamoci, la prossima volta che riceveremo – si spera sempre in grazia di Dio! – quel piccolo pezzettino di pane consacrato nel quale è presente Gesù, il Signore del Mondo

Padre Stefano

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