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CHI PESA DI PIU'

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Domenica, 26 novembre 2017

CHI PESA DI PIU’


Questa domenica, in cui la liturgia della festa di Cristo Re dell’Universo ci riserva la splendida pagina matteana del Giudizio Universale, lasciamo da parte il testo evangelico per concentrare la nostra attenzione su di un opera d’arte. Mi riferisco al “Trittico di Danzica” - così chiamato dalla città che lo ospita – o appunto “Trittico del Giudizio Universale”, opera del grande maestro tedesco-fiammingo Hans Memling, vissuto nel XV secolo, la cui immagine alleghiamo al presente commento. In particolare consideriamo un dettaglio presente nel pannello centrale (quello appunto di cui vi offriamo la riproduzione; per la visione dell’intero Trittico, comprensiva degli altri due pannelli, vi rimandiamo alla ricerca su internet o a qualche buon libro di Storia dell’Arte). Il pannello centrale del Trittico di Danzica ci presenta appunto la grande scena descritta da Gesù nella pagina odierna del Vangelo; la scelta dunque di lasciare da parte, per una volta, la pagina evangelica nasce proprio dal fatto che il testo scritturistico è comunque in qualche modo “rappresentato” dall’opera d’arte. In alto, nella tavola dipinta, campeggia il Cristo giudice attorniato dalla Corte Celeste; Maria e il Battista lo supplicano perché usi il perdono piuttosto del castigo; Gesù – coperto da un manto purpureo, segno della sua regalità, che lascia intravvedere il corpo nudo piagato dalla Passione con la quale ha ottenuto al mondo la salvezza – eleva la mano destra per invitare i beati a salire con Lui in Paradiso, mentre con la sinistra accenna ad un gesto di rifiuto verso i reprobi, condannati al supplizio eterno dell’inferno. Ma il particolare che ci interessa è situato nella figura che campeggia proprio al di sotto del Cristo; l’Arcangelo Michele nell’atto di “pesare” le anime, pesatura che rivelerà la loro santità o la loro peccaminosità, la loro elezione o la loro condanna… Ebbene, se guardate attentamente noterete che l’anima “beata” – facilmente riconoscibile perché pacata e composta nell’atteggiamento dell’orazione – è quella che sulla bilancia pesa di più, mentre quella dannata, che si agita già nei tormenti dell’inferno che l’attendono, è quella che pesa di meno. Particolare interessantissimo proprio dal punto di vista spirituale. L’artista in questo modo ci dice una cosa importante: l’anima redenta, quella “santa” che si salva e va in Paradiso, è quella che pesa di più perché è la più ricca di opere buone, perché è piena di densità spirituale, perché ha spessore umano, perché ha dentro tanta fede e tanta vita cristiana vera, autentica, intensamente vissuta nelle virtù e nell’amore di Dio e del prossimo: tutte cose che sulla bilancia del giudizio divino pesano tanto, e pesano tanto perché valgono molto agli occhi del Signore. Dall’altro lato c’è invece l’anima dannata, che è un’anima “leggerina”, vacua, insignificante; dentro si se non porta nulla, nulla che valga agli occhi di Dio. Quanto è “piena” l’anima beata, tanto è “vuota” l’anima dannata. Ricordate i Vangeli delle scorse domeniche? Le cinque vergini stolte, superficiali, “leggerine” appunto, che alla fine restano fuori dalla sala del banchetto nuziale, e il servo pigro, pavido, senza il coraggio di giocarsi il talento che gli era stato affidato, che alla fine viene sbattuto fuori… Sono storie di una umanità vuota, senza arte né parte – come si dice – un’umanità ridotta al rivestimento esterno – chiamiamolo così – e che dentro non si porta nulla, nessuna ricchezza spirituale, nessuna profondità interiore, e dunque non è capace di esprimere anche nel comportamento e nelle opere la ricchezza della vita cristiana, perché non possiede Cristo, perché non è ricca della presenza interiore di Gesù… La morale dunque risulta chiara: tu, cristiano, se vuoi salvarti devi riempirti interiormente, o meglio devi “lasciarti” riempire, dalla presenza di Gesù, dalla presenza del Dio Uno e Trino, che infonde in te tutte le sue ricchezze divine – le virtù, i sentimenti buoni – che poi ti portano ad agire da cristiano e quindi a compiere quelle opere buone che ti ottengono il Paradiso. Dunque devi essere “pesante”, pesante di ricchezza spirituale, interiore, di amore per Dio e per il prossimo, pesante di opere buone. Al contrario sta la leggerezza – in questo caso negativa – dell’essere umano superficiale, vuoto, tutto proiettato sulle cose del mondo, alla ricerca dell’apparenza e delle cose passeggere, che portano all’inferno… Possiamo allora dire che, in questo caso, “pesare di più” è , una volta tanto, una cosa buona…!

Padre Stefano

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