MANE NOBISCUM DOMINE
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Domenica 30 aprile 2017
MANE NOBISCUM, DOMINE…
La pagina evangelica dei discepoli di Emmaus, che la liturgia ci riserva in questa Domenica Terza di Pasqua ci parla – tra le tante altre cose – del cammino della vita cristiana; un cammino dove Gesù è misteriosamente presente, anche se spesso i nostri occhi, come quelli dei discepoli di Emmaus, non riescono a decifrare i segni della sua presenza, portandoci talvolta a credere che Egli sia assente e non si preoccupi di noi… Ma al di là di questo aspetto – tra i tanti, ripeto, che questa ricca pagina del Vangelo offre alla nostra meditazione – vorrei soffermarmi su quell’accorato invito che i due discepoli rivolgono al loro sconosciuto compagno di viaggio; al limitare del giorno, quando ormai incombe la notte e il cammino si fa pericoloso, intuendo la misteriosa potenza di quello sconosciuto pellegrino, i discepoli lo supplicano di restare assieme a loro nella locanda: Mane nobiscum, Domine… Resta con noi, Signore… Una volta tanto mettiamo da parte le pur utili dissertazioni pratiche sulla vita cristiana e lasciamoci trasportare – sull’onda dei mistici – da questa bellissima accorata invocazione: rimani con noi, Signore… Ecco, è il desiderio del cuore del cristiano; quello di rimanere con Gesù, di poter gioire della sua presenza, della sua amicizia, per sempre. La scena – più volte magistralmente rappresentata da grandi artisti – ci colloca in uno spazio fatto di sacra intimità, di caldo affetto, di luce pacata, dove la presenza del Risorto diviene fonte di serenità, di sicurezza, di pace…mentre fuori cala la notte con le sue tenebre… E questo ci conferma in una certezza, una certezza che nasce da un’intuizione profonda, che sgorga dall’intimo del cuore: senza Gesù tutto è buio e tenebra, con Gesù anche la notte più cupa porta nel suo seno una luce di pace e di speranza. Sembrano frasi fatte, belle ma irreali, frutto di vana speculazione, ma chi crede davvero, chi fa esperienza quotidiana della presenza di Gesù nella propria esistenza – quella presenza che parte dal semplice mettere in pratica la legge di Dio, e che può giungere poi a vette sublimi di vita spirituale – chi fa esperienza della presenza di Gesù nella propria quotidianità – dicevamo – giorno dopo giorno, sa che queste non sono frasi fatte ma esperienza reale. Con Gesù anche la notte più cupa non si traduce mai in disperazione, perché la sua presenza, la certezza che Lui c’è e ci ama – una certezza che, certamente, a volte deve farsi spazio al di là di ogni evidenza “spem contra spem!” (Rm 4,18) – sostiene l’animo del credente e gli dona la forza di procedere nonostante tutto. Cocciutaggine? No; ma sicura e ferma consapevolezza. Consapevolezza che al di là di ogni cosa, al di là della fatica e della sofferenza, al di là della morte c’è il Paradiso, e questo Paradiso non è vuoto, in esso c’è Gesù che ci attende, che ci accoglie, che ci rende partecipi del suo amore e della sua vita divina. In Cristo possiamo avere la forza di superare qualunque oscurità, qualunque notte, perché sappiamo che al di là del buio c’è il Paradiso da conquistare, e nel Paradiso c’è Gesù che ci attende, quel Gesù che ci ama e che noi amiamo, e insieme al quale desideriamo rimanere per sempre… Nell’intimità dell’animo, allora, in mezzo a quelle che talvolta sono le notti di questa vita terrena, nei momenti di smarrimento, lasciamoci trasportare anche noi dall’accorata e fiduciosa supplica dei due discepoli di Emmaus e ripetiamo con loro, dal cuore: mane nobiscum, Domine… Rimani con noi, Signore, rimani con noi…
Padre Stefano