PRIMA DIO POI L’UOMO - Oratorio San Filippo Prato

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PRIMA DIO POI L’UOMO

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Domenica, 29 ottobre 2017

PRIMA DIO POI L’UOMO…

Sembrerebbe una cosa ovvia, ma così non è, tanto più nella nostra società. Gesù, nel passo evangelico di questa domenica, enuncia i due comandamenti che costituiscono il fondamento morale e dunque la base del comportamento di tutta la vita cristiana; questi due comandamenti sono il punto di riferimento di tutto l’agire cristiano che ad essi va rapportato e con essi va confrontato; è – perché sono due facce di un’unica medaglia – il “Comandamento dell’Amore”, che Gesù ribadisce a più riprese e che anche San Giovanni ci ricorda nella sua splendida prima lettera. La precedenza di  questo “amore” va a Dio; è Lui che va amato prima di tutti e prima di tutto. Sembrerebbe una cosa ovvia, come si è detto più sopra, visto che appunto di parla di “Dio”, ma così pare che non sia. In una società come la nostra, appiattita sui propri “orizzontalismi”, che pone l’uomo “al centro”,  ribadire che invece al centro ci va Dio significa inaugurare una rivoluzione, persino all’interno degli ambienti ecclesiali, di quella Chiesa, cioè, che dovrebbe naturalmente e “costitutivamente” ribadire che al centro e al primo posto c’è Dio e che invece spesso vede preti, frati, suore e laici sbracciarsi a propugnare la centralità dell’uomo e a salvaguardare la priorità delle sue esigenze. “Tanto – questa è la motivazione – Dio non ha bisogno delle nostre attenzioni”. Certo, Dio non ha bisogno delle nostre attenzioni; nella sua perfezione divina non ha bisogno, Lui, di essere messo al centro, quasi che se lo si mette da parte rischia di cadere in crisi depressiva… Quelli che hanno bisogno di mettere Dio al primo posto, Dio al centro, siamo noi esseri umani, perché solo dando la precedenza a Dio – che è l’origine e la fonte di ogni cosa, perché di tutto Egli è il Creatore – noi stessi e tutto l’universo che ci circonda troviamo il senso, la ragion d’essere della nostra esistenza, e ogni cosa, trovando la collocazione che gli è propria alla luce di Dio, può esprimere pienezza e produrre del bene. Viceversa invertire le posizioni, cioè mettere prima l’uomo e dopo Dio, e magari asservire Dio alle “esigenze” dell’uomo, significa generare confusione e trasformare quella che potrebbe sembrare una “promozione” dell’essere umano in una “bestializzazione” (mi si permetta il neologismo) che produce l’esatto contrario della vera dignità umana. Le aberrazioni del nostro tempo ne sono la prova. Certo, dopo Dio va amato l’essere umano e questo “dopo Dio” permette di collocare l’essere umano nella sua giusta luce – quella del suo Creatore – e dunque di delineare ciò che veramente è necessario al suo bene, e che dunque va promosso, e ciò che invece gli è contrario e che dunque va combattuto; non dimentichiamo che mentre parlando dell’amore a Dio ci riferiamo ad un essere perfettissimo, quando parliamo dell’amore all’uomo ci riferiamo ad un essere segnato dalle conseguenze del peccato originale e nel quale dunque bisogna distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo. La precedenza dell’amore a Dio ed il confronto con il Creatore ci permette dunque di individuare il bene e il male presenti nell’uomo e quindi di amare autenticamente l’essere umano, di amarlo nella verità e di cercare dunque il suo vero bene. Allora sì si avrà la vera “promozione” dell’uomo. Prima Dio, dunque, e dopo l’essere umano; e sarà proprio quest’ordine, che apparentemente sembra penalizzarlo, che porterà l’uomo alla sua pienezza.

Padre Stefano

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