VANGELO SECONDO LUCA 21,25-28,34-36 - Oratorio San Filippo Prato

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VANGELO SECONDO LUCA 21,25-28,34-36

Spiritualità > Riflessioni sui Vangeli > 2018 Archivio Vangeli

DOMENICA I DI AVVENTO ANNO C

Dal vangelo secondo Luca (Lc 21,25-28,34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Nel leggere questo brano, ogni volta rimango colpito dalla frase “alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Ma come? – verrebbe da chiedersi – Gesù sta parlando di un mondo che crolla disastrosamente e spaventosamente e ci dice che, proprio nel bel mezzo di questo mondo che svanisce nel caos più totale, dobbiamo alzarci e guardare in alto perché la nostra liberazione è vicina!? Ebbene sì, Gesù ci sta dicendo proprio questo. Non ci dice soltanto – si badi bene – con tono vitalistico “anche se ti crolla il mondo attorno fatti coraggio e vai avanti lo stesso”; Gesù ci dice che è proprio perché il mondo sta crollando che la nostra liberazione è vicina e quindi dobbiamo gioire! Assurdo? Sì, come forse è assurdo – apparentemente assurdo – tutto il cristianesimo agli occhi della logica umana. Agli occhi della logica umana, appunto; perché nella logica di Dio e quindi del credente, tutto questo non è affatto assurdo. In effetti per chi ama Cristo il mondo, questo mondo terreno, è una gabbia che lo tiene prigioniero; non il mondo nel senso delle cose create (che essendo appunto create da Dio sono intrinsecamente buone, anche se intaccate pur’esse dalle conseguenze del peccato originale) ma il mondo inteso come la società umana che si struttura non solo lontano da Dio ma addirittura contro di Lui e contro la sua Legge. E’ evidente che in una simile società chi crede e ama Dio non può che trovarsi a disagio. E qui si aprirebbe – ma ovviamente ve lo risparmio, almeno in questa sede – tutto il problema del rapporto del cristiano con il mondo, appunto con un mondo – quello umano di sempre, ma in particolare il nostro attuale – che imposta la propria esistenza non su Dio ma su se stesso e sui propri capricci. Non posso tuttavia non fare qui presente e sottolineare che mentre nel Nuovo Testamento a partire dal Vangelo stesso, e nella Tradizione della Chiesa, si evidenzia sempre il contrasto tra il cristiano e il mondo – contrasto che trova il suo culmine nella “fuga mundi”, la fuga dal mondo che si realizza nel monachesimo – una parte della letteratura ecclesiastica recente e l’indirizzo pratico pastorale delle nostre comunità cristiane si orienta sempre più verso la ricerca di un accordo col mondo, verso un simpatizzare con le mode e il pensiero mondano, verso un andare a braccetto con la logica mondana della nostra società. Dove sta la verità? Nella Tradizione plurisecolare della Chiesa, che affonda le sue radici nell’insegnamento stesso di Gesù o nelle tendenze ecclesiali moderne che vorrebbero la Chiesa in linea col pensiero corrente? Dove sta la verità? Nelle parole del Redentore : “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. …Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (vedi Gv capitoli 15-16) o nella tendenza di tanti cristiani ad adattarsi al mondo, ad assumere la mentalità del mondo, ad assecondare il mondo…? Il cristiano vero, qui, in questo mondo, in questa società non si sente a casa propria; il cristiano anela alla vita eterna per essere sempre con Dio e in Dio; per lui, per il cristiano, il mondo è una gabbia dalla quale desidera essere liberato, e una gabbia perché oscura il senso di Dio e lo rinnega con una agire e un pensare che vanno in direzione opposta rispetto al volere di Dio. Ecco perché in mezzo al disastro di un mondo che crolla Gesù ci dice “levate il capo perché la vostra liberazione è vicina”! Di fronte a queste parole si impone – o “si imporrebbe”; il condizionale è d’obbligo perché poi dipende da noi lasciarci veramente toccare dalle parole di Gesù – si impone un serio esame di coscienza ed una attenta verifica dell’autenticità del nostro essere cristiani: davanti alla scena prospettata da Gesù di un mondo che finisce, quale sarebbe la mia reazione? Proverei la gioia di sentirmi finalmente liberato dalla gabbia di una società lontana da Dio, nella quale mi sento in prigione, o cadrei vittima dello smarrimento di chi si vede portar via tutto ciò per cui vive? E…passando dalla fine del mondo alla fine del “mio” mondo, cioè la fine della mia vita terrena: quando Gesù verrà a prendermi, il giorno in cui morirò, sarò felice di andare finalmente con Lui perché l’ho desiderato per tutta questa mia vita terrena, o mi dispererò perché, venendo, Gesù mi porterà via tutte le cose terrene alle quali sono legato? Ecco, questa è, in ultima analisi, la domanda che dobbiamo porci davanti alla scena apocalittica prospettata da Gesù; Egli parla certamente della fine di questa dimensione terrena al termine del cammino storico dell’umanità – la “fine del mondo” appunto – ma parla anche della fine del nostro mondo, della nostra vita, di ciascuno di noi, al termine del nostro cammino terreno: quando Gesù verrà a prenderci, leveremo anche noi il capo gioiosi perché finalmente è arrivato il nostro liberatore, o dispereremo angosciati dalla perdita di tutto ciò che abbiamo amato più di Cristo e che dovremo lasciare quaggiù…?


Padre Stefano


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